La sicurezza ha un valore primario nel parapendio. Per questo, è importante non lasciarsi suggestionare dai media o dalle leggende urbane, che hanno il solo scopo di creare audience. E sotto questo aspetto, incutere paura è una leva efficacissima. Le paure è giusto che esistano, fanno parte del nostro istinto di conservazione. Tuttavia a volte bisogna cercare di capire se vi è una giustificazione plausibile a loro fondamento o se non si tratti piuttosto di retaggi culturali, come per la superstizione e la scaramanzia.
Ho partecipato a numerose giornate di simulazione pratica e teorica di inconvenienti e incidenti di volo, con Jimmy Pacher e Tomas Brauner (Repubblica Ceca), in Italia e in Francia. Si tratta di piloti tra i migliori al mondo che hanno tenuto corsi SIV anche per le squadre nazionali. Corsi non obbligatori, ma di sicuro valore aggiunto. Sono ormai sempre più convinto, inoltre, che un grande bagaglio di esperienza possa essere conseguito partecipando alle competizioni e, più in generale, volando insieme ai più bravi.
Incidenti causati da cedimenti strutturali appartengono per fortuna ad un passato ormai remoto. Il parapendio ha un carico di rottura superiore a qualsiasi altro mezzo volante e la sua estrema semplicità “meccanica” riduce al minimo i possibili “guasti”. La maggioranza dei piloti vola, comunque, dotata di paracadute di emergenza, da estrarre in caso di estrema necessità. Avendo un mezzo così sicuro, l’unico fattore che può incidere sulla sicurezza del volo è quello umano.
Gli incidenti rattristano sempre, ed è forse per questo che i giornalisti tendono ad imputarne le cause a fattori che hanno a che fare più con il mondo delle favole che con il mondo reale.
Piuttosto che addossare al pilota, che sta già abbastanza male, le responsabilità del proprio incidente, si tende a parlare di raffiche di vento improvvise, chiusure imprevedibili della vela, vuoti d’aria di cui il povero pilota (esperto, a detta del giornalista) sarebbe caduto vittima. Vediamo di fare chiarezza, premettendo che, nell’aria comunemente intesa,situazioni di vuoto non esistono! Gli incidenti più frequenti avvengono in decollo o in atterraggio, per imperizia del pilota che non ha compreso bene la direzione del vento o le nozioni fisiche primarie per cui un’ala si regge in volo. È capitato, per esempio, che un pilota che abbia trazionato troppo i freni in atterraggio, si sia imbattuto in uno stallo anticipato, avvicinandosi in una zona di forte gradiente di vento.
Il problema della sicurezza non sono i fantomatici vuoti d’aria, ma la teste vuote! È sufficiente rivolgersi a persone esperte nel settore, per scongiurare simili banali rischi e volare in serenità , nel rispetto delle condizioni meteorologiche e nel rispetto del valore primario che è la sicurezza.